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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Borghesiana: Tor Forame, si punta alla cooperativa di comunità

Facilitare la mobilità esterna e interna al toponimo, gestire aree verdi, illuminazione pubblica ed energie rinnovabili e soprattutto nuove opportunità di lavoro per i giovani: questi sono alcuni degli obiettivi fissati dal progetto di Augusto Biondi

Si chiama “Progetto di Sviluppo Integrato Tor Forame” ed è stato elaborato da un cittadino di Borghesiana: l’idea del biologo Augusto Biondi punta alla costituzione della cooperativa di comunità all’interno della Borgata, con un interessante risvolto occupazionale attraverso la formazione di giovani in grado di gestire e sviluppare le diverse attività avviate. Secondo la definizione della Legacoop, le cooperative di comunità sono imprese di persone che si autorganizzano in forma partecipativa e mutualistica per risolvere i problemi e i bisogni comuni, che non si appropriano degli utili realizzati, ma li lasciano nell’impresa per le generazioni future.

biondi-3“L’Idea è nata negli anni, vivendo in questa Borgata, che ufficialmente si chiama Tor Forame – spiega Augusto Biondi, promotore della cooperativa di comunità di Tor Forame –.  È un progetto legato ai toponimi e a un discorso civile: seguendo questa linea, si costruisce poco, si rispetta il verde, ma si rischia un ‘quartiere dormitorio’. All’interno delle cooperative di comunità, i cittadini possono essere due tipi di soci: lavoratori, dotati di capacità professionali coerenti e funzionali allo svolgimento delle attività e/o utenti, che consumano i servizi erogati. Entrambi gestiscono la cooperativa. Il nostro è un progetto che parte dal basso, dai cittadini. Altra cosa sviluppare questa idea dall’alto, avendo già strutture, sistema e risorse, con i cittadini che diventano poi soci utenti: questa è però una trasformazione della cooperativa di comunità”.

Il progetto di Biondi individua una serie di interventi operativi che fungono da punto di riferimento, come quello di Melpignano, la prima cooperativa di comunità d’Italia, che ha promosso un processo innovativo.
“Gli obiettivi sono quelli di facilitare la mobilità esterna e interna, gestire le aree verdi, illuminazione pubblica, le energie rinnovabili – prosegue Biondi –, come è successo a Melpignano attraverso una cooperativa di comunità in cui il Comune gestisce l’energia rinnovabile attraverso pannelli. Tutti i cittadini in pratica hanno speso di meno e hanno nuovi finanziamenti per altri progetti. Si potrebbe partire quindi con un discorso di cooperativa che gestisce la produzione di energia elettrica, con i cittadini come soggetti di base. Nel toponimo “Finocchio- Valle della Morte”, c’è un fosso: l’idea che c’è è quella di intubarlo, che sarebbe anche illegale. Se invece realizzassimo 1 o 2 laghetti, potremmo fare la fitodepurazione e cioè la depurazione con le piante. Ovviamente per gestire le cooperative si dovrebbero formare delle persone di Borghesiana, i giovani, che diventerebbero soci e acquisirebbero professionalità: una strada, quella della fitodepurazione, già diffusa anche in Emilia-Romagna. Poi c’è la questione paesaggistica, culturale e archeologica: a Borghesiana abbiamo le catacombe più grandi e importanti di Roma, quelle di San Zotico, che sono chiuse al pubblico e del Vaticano, oltre a Gabii, il Tuscolo, Tivoli etc. Si potrebbe creare un percorso turistico-culturale, portando alla zona una serie di vantaggi, impedendo un ‘turismo passivo’, creando attrattive, con una collaborazione con gli agriturismi e le aziende della zona per creare piccoli percorsi enogastronomici”.

Biondi spiega poi come si potrebbero finanziare le attività messe in campo dalla cooperativa: “Per le risorse servirebbe il supporto della Lega delle Cooperative e del Comune di Roma, anche perché i fondi comunitari sono complessi – spiega il biologo –. Ma c’è anche un’altra strada: l’Acru di Borghesiana con le opere a scomputo ha già realizzato i servizi primari. Tutte le cubature del Toponimo Finocchio-Valle della Morte rappresentano un gettito di 20 milioni di euro, soldi che devono essere gestite dall’Acru per le opere primarie e secondarie, parte dei quali potrebbero finanziare le opere della cooperativa di comunità. Si punta quindi a destinare una parte del valore delle opere a scomputo derivanti dalle edificazioni previste dal piano del toponimo”.

Le realtà sociali e accademiche del Municipio appoggiano questo progetto: “Il parroco di Borghesiana è favorevole – racconta Biondi –: cercherà di fissare un incontro con il responsabile delle catacombe. Abbiamo parlato anche con l’Università di Tor Vergata, Dipartimento di Biologia, che è interessata a collaborare con il progetto. Inoltre, abbiamo pensato anche al supporto sociale, con azioni volte all’inserimento delle categorie svantaggiate. Si è svolto un incontro con Lega delle cooperative nazionale, regionale, Università, Cgil territoriale e un consigliere comunale. Il Consorzio delle Periferie urbane collabora con noi: in quella sede abbiamo deciso di cominciare ‘dal basso’, di fare un comitato promotore con 35 persone che hanno aderito, una decina dei quali hanno accettato di far parte della cooperativa di comunità, abbiamo preparato anche uno statuto e effettuato alcuni incontri in Polisportiva e presso la Biblioteca Borghesiana, nel 2012. Lo scorso gennaio però, ci hanno suggerito di attendere anche che il bando per il Parco di via Lentini, che deve essere riaffidato”. 

Allo stato attuale però il progetto è in una fase di stallo, nonostante le impressioni positive suscitate all’interno della Lega delle Cooperative. “Abbiamo alcune perplessità – conclude il biologo –: da voci che si rincorrono, sembrerebbe che il Comune abbia intenzione di costituire delle cooperative di comunità a Roma, ma non a Borghesiana. Sembrerebbe inoltre che siano state svolte delle riunioni insieme allo staff del sindaco Marino. Lo spirito della cooperativa di comunità è l’individuazione delle esigenze dal basso, la formazione di un progetto di sviluppo e la sua attuazione. A quanto sappiamo, attualmente manca questa volontà”.

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