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"Io, paraplegico, sfrattato dal residence Malvagna con la mia famiglia"

Hammami è un ragazzo paraplegico, ha 28 anni e vive nel Residence Malvagna. Tra due settimane arriva lo sgombero: "Ho diritto ad avere una casa"

Si chiama Hammami Haithem, ha 28 anni e da sei vive su una sedia a rotelle perché, dopo un incidente in moto, è diventato paraplegico. Vive in un Caat nel Residence Malvagna, al civico 30, nel quartiere Finocchio, insieme alla sua famiglia composta in tutto da sei persone. Questo, come altri residence, rientra nel piano del Comune, avviato da Marino e proseguito da Tronca. Un piano con cui si punta alla progressiva chiusura delle struttura in cambio di un buono casa. In queste settimane la delibera si sta concretizzando e quella di Hammami è una delle tante drammatiche storie di chi, fuori dai Caat, non sembra avere possibilità di trovare una casa.

I Centri per l'assistenza abitativa temporanea, spesso ex uffici dislocati in estrema periferia e trasformati alla bell'e meglio in alloggi, sono strutture destinate a famiglie in emergenza abitativa, sfrattati o sgomberati da altri alloggi, e hanno pesato per circa 40 milioni di euro all'anno sulle casse comunali. Un vero e proprio scandalo che l'amministrazione Marino aveva deciso di interrompere. Parcheggiati in queste strutture per anni in attesa di una casa popolare, una soluzione alternativa permanente non è mai arrivata. E oggi in molti si ritrovano sotto sfratto.   

Due settimane fa, il primo tentativo di sfratto nei confronti di Hammami. Quel giorno lui ha minacciato di darsi fuoco e dopo una tentativo di collaborazione ha ottenuto una proroga. La polizia tornerà, però, tra due settimane.

"Non ho mai avuto più paura di quel giorno - racconta riferendosi al tentativo di sgombero - non ho mai visto tanta violenza e tanta cattiveria, non ci sono più casi umani?". Ha paura ancora oggi Hammami, ha paura perché non vuole allontanarsi dalla sua famiglia, perché sa che con il solo stipendio del papà non può trovare un'altra casa, perché "una casa che mi spetta di diritto"

Hammami vive nel residence Malvagna da 7 anni. Insieme a lui il papà operaio, la mamma disoccupata, due fratelli più piccoli ancora studenti e una sorella incinta. "Mio padre guadagna dai 1200 ai 1300 euro al mese, pertanto, il suo Cud oscilla: a volte arriva a 19 e a volte a 20mila euro, superando quindi, i 18mila euro stabiliti dalla legge". Così spiega: "Abbiamo provato a cercare un'altra casa ma gli affitti sono alti, se spendiamo 700 euro per il canone di locazione, poi cosa mangiamo?". Inoltre aggiunge: "Considerata la mia condizione devo prendere dei farmaci, anche molto costosi. Si fa già fatica così". 

All'indomani del tentativo di sfratto Hammami, insieme agli assistenti sociali, ha scritto una lettera che ha poi consegnato agli uffici delle politiche abitative. Nella missiva, oltre ad allegare il cud, ha spiegato la sua reale condizione: "Abbiamo chiesto almeno il buono casa ma sembra che tutta la documentazione consegnata non sia servita a niente". 

Hammami ha sulle spalle il carico della malattia e la paura di ritrovarsi senza casa, oltre la preoccupazione per la sua famiglia: "Che faranno i miei fratelli se ci tolgono la casa? E mia sorella? Tra un mese deve partorire".

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