rotate-mobile
Torri Settecamini / Via di Salone

Via di Salone: “Il problema del campo rom non è risolvibile a medio termine”

Lo ha precisato il comandante del Gruppo Sicurezza Pubblica ed Emergenziale, Antonio Di Maggio, nel corso della Commissione Servizi Sociali e Sanità, che si è svolta ieri in VI Municipio

Attività illecite, devastazioni continue e incendi dolosi: ieri mattina, in VI Municipio, il campo rom di via di Salone è stato oggetto di discussione in Commissione Servizi Sociali e Sanità. Hanno preso parte alla seduta, convocata dal presidente dell’organo Daniele Grasso (Pd); i rappresentanti dei comitati di quartiere Nuova Ponte di Nona e Colle degli Abeti; due membri della cooperativa sociale Ermes; il comandante del VI Gruppo “Torri”, Giuseppe Bracci; il vice comandante generale della Polizia municipale di Roma e comandante del Gruppo Spe (Sicurezza Pubblica ed Emergenziale), Antonio Di Maggio; i consiglieri Maurizio Mattei (Lista Civica), Veronica Mammì (M5S), Daniele Di Bella (Lista Civica); il presidente del Consiglio municipale, Ambra Consolino(Pd) e due assistenti sociali.

I rappresentanti della cooperativa, che gestiscono un presidio interno, hanno specificato che attualmente il campo ospita un numero di persone superiore alla sua capienza: oltre mille rom. “Nel 2006 la baraccopoli è diventata una struttura attrezzata: lì vivevano 600 persone – ha precisato il coordinatore del progetto della Ermes –. Anche i servizi erano calibrati su quella popolazione. Poi, in seguito all’applicazione del Piano nomadi, si è verificata un’esplosione demografica. Sono state inserite numerose famiglie provenienti da altri insediamenti, come quello di Casilino 900. I costi per la gestione e il controllo del campo sono elevatissimi”.

L’attenzione è stata poi incentrata sugli incendi dolosi, che da circa 3 anni assillano i residenti di Ponte di Nona, provocando gravi danni alla salute e all’ambiente. “Prima del trasferimento a via di Salone, i rom di Casilino 900 erano soliti accendere roghi  ha puntualizzato il presidente di Commissione Grasso : un fenomeno che si è verificato ‘casualmente’ anche in questo villaggio attrezzato, proprio con l’arrivo delle nuove famiglie da Torre Spaccata”. rogo-2-2

LE PAROLE DEL VICE COMANDANTE GENERAlE DELLA PM, ANTONIO DI MAGGIO - “ll problema del campo rom non è facilmente risolvibile nel medio termine”: non ha usato mezze parole il comandante della Spe, Antonio di Maggio, per spiegare le gravi difficoltà che il Corpo della Polizia municipale affronta quotidianamente nel villaggio di via di Salone, lasciando ai membri della Commissione una relazione sulla situazione attuale della struttura. 

“Nonostante il supporto delle politiche pubbliche – ha proseguito Di Maggio –, abbiamo rilevato lotte interne di potere, così come è successo a Castel Romano. Sarebbe importante che i Servizi Sociali intervenissero efficacemente nei confronti dei genitori, che continuano a lasciare i minori vicino ai roghi, togliendo così i bambini dalle condizioni di degrado. Non bisogna pensare che i rom non siano integrati: a parte le donne, che vengono schiavizzate e si sposano presto, gli uomini ‘fanno la bella vita’: hanno la parabola satellitare e la macchina di un buon livello.

Inoltre, permane una situazione di degrado generale: il campo era stato consegnato in ottimo stato ed è stato devastato, nonostante la presenza dei nuclei familiari originari. Abbiamo inoltrato numerose segnalazioni al Dipartimento XIV, ma continuano a distruggere il villaggio. Come Corpo ci siamo opposti all’inserimento di nuove persone nel campo: abbiamo individuato diversi rom dediti ad attività criminose, per non parlare del sequestro di beni in tutta Roma, dopo la scoperta di un patrimonio di 9 milioni e mezzo di euro depositato alle Poste.

In relazione agli incendi, sappiamo che i rom contattano gommisti, elettrauto, benzinai: viene sottratto quello che serve, quello che è possibile riciclare, ma non sappiamo chi fornisce loro il materiale. Abbiamo già sequestrato e confiscato diversi furgoni. Abbiamo identificato e denunciato tutte le persone fermate. Ma le leggi non ci consentono di intervenire sempre. Non è possibile mettere cinque vigili ogni notte: a parte i costi, i rom brucerebbero comunque a 200 metri di distanza. Abbiamo speso quasi 100mila euro di straordinari per  la vicenda dell’alta velocità: i lavori erano costantemente bloccati per i furti di rame. Voglio  precisare che in molti casi sono stati i cittadini ad aiutarci, offrendoci gratuitamente le loro ruspe. 
Gli incendi non possono essere fermati a breve termine. Bisognerebbe fare una serie di bonifiche in maniera costante per evitare che i rom brucino le loro cose. Il costo di questi interventi sarebbe enorme e dovremmo operare ovviamente una separazione dei rifiuti. Il mio è un quadro non è sconfortante, ma realista.

Ogni giorno interveniamo a via di Salone, coordinati dal Dipartimento Politiche sociali del Comune. Stiamo predisponendo con il Dipartimento il regolamento per i campi rom per avere una fonte amministrativa affinché sia possibile procedere all’allontanamento di individui colpevoli di illeciti e di comportamenti violenti. Inoltre, è in corso in quel campo un’attività di prostituzione gestita da alcuni romeni. Noi siamo un corpo esecutivo: le politiche devono essere adottate dall’Amministrazione. Hanno già pensato in passato all’idea di ridurre i numeri del campo, ma chi vorrebbe quattro diverse strutture nel nostro Municipio?”.

“Soprattutto in estate ci sentiamo impotenti di fronte ai roghi dolosi”, ha precisato Carmine D’Anzica del comitato Colle degli Abeti. Secondo il consigliere Mattei, “ si prosegue solo con ‘interventi tampone’, dettati dall’emergenza. Serve un’idea più precisa”. “Le associazioni sociali hanno avanzato una proposta che comprende lo smantellamento dei villaggi attrezzati e un percorso di integrazione”, ha spiegato infine la consigliera Mammì.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Via di Salone: “Il problema del campo rom non è risolvibile a medio termine”

RomaToday è in caricamento