
"E’ tutta colpa mia". Con un filo di voce, l’occhio lucido. Fabio Mercanti, membro del Qre (quartieri riuniti in evoluzione) e abitante di Colle del Sole, quartiere della periferia est di Roma a pochi chilometri di distanza dal polo industriale di Rocca Cencia, riassume così tutta la sua amarezza. La rabbia e la responsabilità che si sente addosso da quando ha iniziato a convivere con i disagi provocati dall’abitare a poca distanza dagli impianti di trattamento dei rifiuti: odori nauseabondi dalla mattina alla sera, continuo via vai di camion contenenti immondizia, la paura di far respirare a sua moglie ed ai loro tre bambini un'area malsana.
“Vivo qui da 4 anni e questo quartiere lo abbiano scelto, perché tranquillo e perché mi permetteva di dare alla mia famiglia una casa che abbiamo sempre sognato, ma mai avrei immaginato di trovarmi in un incubo - racconta Mercanti nel cortile della sua villetta, uno di quegli spazi che solitamente vengono vissuti principalmente dai più piccoli per giocare, ma non qui -. Perché viviamo principalmente dentro casa a causa dei miasmi e in estate affitto per più di un mese una casa altrove dove far vivere i miei figli”.
Paradosso. Una casa bellissima in cui vivere, costruita con i sacrifici di una vita, ma che viene percepita come una prigione. Quella fisica e morale in cui si sentono gli abitanti dei quartieri del VI municipio di Roma che ormai da anni fanno i conti con un impianto Tmb (trattamento meccanico biologico) di proprietà di Ama, che tratta tonnellate di rifiuti ogni giorno. E che come più volte è stato denunciato, talmente saturo che spesso i rifiuti si accumulano per giorni nei piazzali destinati alle manovre dei camion. In una struttura parzialmente aperta, con gli odori che si diffondo nell’aria, a chilometri di distanza. Una situazione tanto grave che l’Arpa lo scorso novembre ha rilasciato una relazione pesante nei confronti dell’impianto, definendolo totalmente non a norma.
E come se non bastasse, a pochissimi metri da qui, ci sono altre due strutture private che trattano rifiuti: l’impianto di Porcarelli che riceve tonnellate di immondizia prodotta da circa 50 comuni della provincia di Roma, l’altro poco più distante che tratta vetro e carta.
Nel mezzo, migliaia di famiglie, e i comitati cittadini di zona, che chiedono a gran voce un intervento serio da parte delle amministrazioni, soprattutto da quella pentastellata che proprio qui ha fatto incetta di voti sulla promessa di chiusura dell’impianto. E mentre si decide “sul come e quando”, con un’emergenza rifiuti ormai cronica per la Capitale, alcuni romani si sentono meno romani degli altri, con la paura di ammalarsi a causa dell’inquinamento in cui sono costretti a vivere.