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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Centro antiviolenza a Tor Bella Monaca: "Raccolte 52 mila firme ma nessuno ci ascolta"

Il Cespp di Tor Bella Monaca senza casa da oltre sette mesi. La presidente del centro, Stefania Catallo, ha lanciato un nuovo appello all'Amministrazione: "Roma non è una città sicura per le donne"

Continua la battaglia delle operatrici del Centro di Supporto Psicologico Popolare di Tor Bella Monaca per avere una nuova casa. Il Centro, autofinanziato e autogestito, è attivo dal 2011 ma attualmente opera senza una sede stabile in seguito a uno sfratto esecutivo avvenuto lo scorso gennaio.

Da allora, pur tra mille difficoltà, le responsabili hanno continuato a fornire supporto psicologico alle donne vittime di violenza e parallelamente lanciato una petizione che ha raccolto oltre 52 mila firme per chiedere aiuto alle istituzioni. 

Ieri la presidente del Cespp Stefania Catallo, invitata dal Tg3 per parlare del femminicidio avvenuto domenica scorsa all’Eur, ha lanciato un nuovo appello al Sindaco Marino affinché si attivi per la riapertura del centro di Tor Bella Monaca. 

"Si tratta di una notizia agghiacciante - ha spiegato la Catallo in riferimento ai fatti di cronaca - l’ultima di una serie che sembra non avere mai fine. Il femminicidio è avvenuto in un quartiere residenziale della Capitale, a dimostrazione del fatto che questi atti di violenza non avvengono solo nella Gomorra di Roma, ma possono accadere in qualsiasi posto e contro qualsiasi donna. 

"Ci sembra doveroso ricordare - ha concluso Catallo - che il nostro impegno in prima linea per la difesa e l’accoglienza delle donne abusate continua come sempre, anche se siamo ancora senza un posto dove lavorare, anche se da gennaio né la politica né le istituzioni hanno voluto ascoltarci, lavorando da casa per non abbandonarle, e nonostante le 52mila firme raccolte finora nulla si muove.

"Ci chiediamo chi avrà il coraggio di guardare negli occhi la famiglia di questa donna, di quest’ultima vittima, e di dire loro che è stato fatto tutto il possibile per arginare questo fenomeno, e che Roma è una città sicura per le donne".  

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