rotate-mobile
Tor Bella Monaca

Tor Bella Monaca, ecco il piano per le case a misure d'uomo

Il sindaco, alle prese con la contestazione dei cittadini: "Riqualificare Tor Bella Monaca significa riqualificare Roma e garantire ai cittadini del quartiere una vita normale, lontano dal degrado sociale e abitativo"

Spazi “a misura d’uomo”, maggior integrazione sociale e ricomposizione della frattura urbanistica tra centro e perferia. Questi i nodi chiave del “Piano Strategico di Sviluppo della Capitale”, percorso di significativa trasformazione urbanistica della città e del territorio circostante da attuarsi nel prossimo decennio, che vede in Tor Bella Monaca il suo trampolino di lancio. Il sindaco Gianni Alemanno ha illustrato ieri ai cittadini dell’VIII Municipio il piano di riqualificazione urbana del quartiere.

 

La presentazione del masterplan si è svolta nell’Auditorium “Ennio Morricone” dell’Università di Tor Vergata e nelle due sale adiacenti in cui i presenti hanno potuto seguire l’evento in videoconferenza. Il cuore del progetto, come più volte spiegato dal primo cittadino, prevede la demolizione delle aree più degradate della zona e la sostituzione con edifici e spazi volti a migliorare la vivibilità dello stesso con l’obiettivo ultimo di “restituire dignità e senso di appartenenza dei residenti al loro quartiere”. Come lo ha definito l’assessore all’urbanistica Marco Corsini, il progetto rappresenta “un atto di grande coraggio come nessuno ha mai fatto in Italia e che avvicina Roma alle grandi metropoli europee. Insomma, un intervento di portata storica”. Ma da dove nasce una così profonda esigenza di rinnovamento? 

 

IL QUARTIERE Il quartiere di Tor Bella Monaca rappresenta un esempio di insediamento residenziale pubblico realizzato negli anni ’80 per far fronte al problema dell’emergenza abitativa. Un modello di città intensiva, con ampi spazi aperti e con zone destinate ai servizi separate dalla residenza che, fin dai primi anni vita, ha mostrato non pochi problemi. La vasta estensione del quartiere, la carenza di luoghi di aggregazione sociale e la scarsa qualità architettonica e costruttiva degli edifici hanno presto creato situazioni di forte disagio tra i cittadini, legate alla mancanza di sicurezza e al degrado degli spazi pubblici e delle abitazioni. Gli interventi di recupero edilizio attuati in passato non hanno apportato sostanziali cambiamenti, lasciando irrisolti i problemi sociali e di qualità di vita minimamente dignitosa. Da qui l’idea di ripartire da zero con un programma di trasformazione radicale del paesaggio urbano che vada oltre il semplice riassetto dei palazzoni popolari. “è necessario un modello che sia la negazione di quello precedente che ha portato alla crisi, altrimenti andremo incontro a un ulteriore fallimento” ha dichiarato l’assessore Corsini. Ma vediamo in concreto le principali linee guide dell’operazione. 

 

IL PROGETTO Le 14 torri, nuclei abitativi portanti della zona, alte da dieci a dodici piani, saranno progressivamente rase al suolo e sostituite da palazzine di 3, 4 piani distribuite su un’area più vasta. Nei nuovi alloggi verranno spostati gli attuali abitanti delle torri e, man mano che le famiglie saranno trasferite, i vecchi palazzoni verranno demoliti. Il piano è stato affidato, a titolo gratuito, all’architetto lussemburghese Leon Krier che lo ha incentrato sul concetto portante di “isolato”: 4 quartieri aventi vita autonoma, ognuno con la propria piazza e i propri punti di aggregazione, spazi verdi e passaggi pedonali ma tutti correlati tra loro e in stretta relazione con i quartieri limitrofi. Accanto alle case popolari verranno costruite una serie di abitazioni vendute a prezzo di mercato per finanziare il piano che non prevede costi per l’amministrazione comunale ma solo il contributo di 15 milioni di euro stanziati dalla Regione, utilizzati nei primi mesi per interventi di risanamento a garanzia dei supporti base alla vita sociale. La realizzazione del masterplane porterà circa 2500 posti di lavoro e dovrebbe compiersi in 5 anni dal momento della sua approvazione, con un aumento degli abitanti del quartiere da 28 mila a 44 mila e degli ettari di aree edificate da 77,7 a 96,8.

 

GLI INTERVENTI “Riqualificare Tor Bella Monaca significa riqualificare Roma e garantire ai cittadini del quartiere una vita normale, lontano dal degrado sociale e abitativo”. Sono le parole del sindaco Alemanno che esordisce tra le voci di protesta dei cittadini che a tratti si levano nell’auditorium. Il clima è teso e le preoccupazioni dei residenti per il previsto abbattimento degli alloggi popolari si fanno sentire fin da subito. In molti temono di essere spazzati via dal territorio e di ritrovarsi improvvisamente senza un tetto, o magari di essere spostati troppo lontano dai vecchi nuclei abitativi e dai servizi. “Ognuno avrà la sua casa, nessuno resterà in mezzo alla strada e non ci sarà nessun tipo di deportazione dal momento che le nuove palazzine verranno costruite di fianco alle vecchie torri” rassicura il primo cittadino che tiene a sottolineare il carattere partecipativo dell’iniziativa “siamo di fronte a un vero e proprio modello di “urbanistica partecipata” basato su un percorso di costante ascolto e confronto. Non si farà niente senza il consenso maggioritario degli abitanti di Tor Bella Monaca. Alla consultazione popolare verranno dedicati i primi due mesi del cronoprogramma”. Dello stesso avviso la presidente della Regione Lazio Renata Polverini, che afferma “l’obiettivo primo di oggi è quello di ascoltare i cittadini del quartiere”, e l’assessore ai Lavori Pubblici e alle Periferie Fabrizio Ghera che ribadisce “non siamo di fronte al solito progetto che cala dall’alto. Siamo qui per ascoltare chiunque abbia da proporre idee alternative”. Tante promesse e progetti che sembrano “sogni” ma che, forse per il carattere quasi fiabesco, stentano a guadagnarsi la fiducia dei cittadini che “vogliono solo vedere i fatti” e che sono ormai “più che stufi delle favole”, nonostante siano i primi a concordare con una situazione di disagio dilagante, al limite della sostenibilità.

 

LE PROTESTE Insomma, i cittadini di Tor Bella Monaca esprimono le paure e fanno sentire la loro voce, non solo in aula. Fuori dall’auditorium risuonano i cori di protesta dei “profeti di sventura”, così come li ha apostrofati il sindaco Alemanno, ancor prima dell’inizio della presentazione: ”ci caccieranno dalle nostre case. Siamo qui per dire che questo piano di cementificazione ci fa schifo” e rivolti al primo cittadino “caro sindaco, ci devi dire se stai dalla parte dei cittadini o di quei palazzinari che ci butteranno fuori”. 

 

 

 

 

   

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Tor Bella Monaca, ecco il piano per le case a misure d'uomo

RomaToday è in caricamento