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Tor Bella Monaca Tor Bella Monaca / Via dell'Archeologia

A Tor Bella Monaca scricchiola il muro dell’omertà: per stanare il Principe decisivi i primi collaboratori di giustizia

Sono due i cosiddetti "pentiti" che hanno blindato le operazioni dei carabinieri durante l'ultimo blitz di lunedì

La luce blu delle sirene spiegate ha squarciato il silenzio tra le vie silenziose di Tor Bella Monaca all’alba di lunedì. Una maxi operazione dei carabinieri che ha permesso di infliggere un duro colpo alla “mala” del quartiere stroncando un giro d’affari con proventi fino a 200mila euro al mese nel traffico di droga, mettendo in evidenza un sistema di pusher e vedette che in via dell’Archeologia, al civico 64, la faceva da padrone. I carabinieri di Tor Bella Monaca e di Frascati, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, hanno chiuso le manette ai polsi di 20 persone (15 in carcere e 5 ai domiciliari), tra loro anche il “Principe”: Vincenzo Nastasi, 29nne dal curriculum variegato, ritenuto dagli inquirenti a capo dell’organizzazione. Solo pochi giorni prima, il 25 ottobre un’altra operazione dei carabinieri, denominata “Ferro di cavallo” ha consegnato alla giustizia altre 16 persone. 

Il muro dell’omertà inizia a scricchiolare 

L’ultimo blitz, però, non solo ha il sapore consueto di legalità e giustizia ma anche quello del cambiamento: il muro dell’omertà a Tor Bella Monaca è iniziato a scricchiolare. “Abbiamo due collaboratori che hanno 'blindato' la nostra operazione a Tor Bella Monaca. Si tratta di collaboratori seri e affidabili che ci hanno aiutato a ricostruire la situazione delle piazze di spaccio nel quartiere” ha detto la pm Simona Marazza. Per la prima volta a Tor Bella Monaca entrano in scena i collaboratori di giustizia, i cosiddetti “pentiti” che contribuiscono a fornire informazioni importanti agli inquirenti per avviare indagini e portarle a termine.

Libera: "I collaboratori di giustizia sono un segnale forte"

Sta cambiando il tessuto sociale di Tor Bella Monaca? Lo abbiamo chiesto a Marco Genovese, responsabile di Libera a Tor Bella Monaca: “Questo quartiere è ancora oggi un luogo dove il sistema dello spaccio condiziona drammaticamente la vita delle tante persone, in particolare giovani: un quartiere dove la vita è già complessa per le condizioni di povertà, e per l'assenza strutturale di servizi adeguati ai bisogni delle persone a partire da quelli primari, come il diritto alla casa, alla salute, all’istruzione, nonostante gli sforzi eccezionali di tanti operatori, penso ad esempio a tanti insegnanti delle scuole di Tor Bella Monaca – ha detto al nostro giornale -. È in questo contesto che il potere criminale ha messo radici, sfruttando a suo favore le paure e i bisogni degli abitanti, e controllando il territorio metro per metro, come abbiamo potuto sperimentare anche nelle nostre iniziative e come sa chiunque viva queste strade”. Eppure una speranza c’è, e i “pentiti” ne sono un esempio: "La presenza di collaboratori di giustizia, che iniziano a scalfire il silenzio che protegge gli affari dei clan, sono il segnale che il lavoro degli inquirenti va nella giusta direzione, e può dare ulteriore forza al lavoro splendido che tante associazioni stanno portando avanti in questi anni, rappresentando la vera speranza di un futuro diverso per il quartiere” ha concluso.

Il Municipio: "L'alternativa allo spaccio è la cultura"

Desiderio di cambiamento e sete di conoscenza. Sono queste le strade da percorrere per il presidente del Municipio VI, Roberto Romanella per far sì che tante altre persone inizino a collaborare con la giustizia. “La notizia dei primi due collaboratori è senz’altro un punto di partenza, perché oltre alla scelta individuale di abbandonare quella strada deve aprirsi la possibilità di un’alternativa, è necessario fornire gli strumenti della conoscenza e della cultura perché l’alternativa poi diventi l’unica strada da percorrere e noi, in questo senso, stiamo creando protocolli d’intesa anche con l’Università, è importante per i giovani non perdersi”. 
 

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