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Martedì, 23 Aprile 2024
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Colle degli Abeti, case senza fogne e strade: il dramma dei residenti

Un altro Piano di Zona, un altro quartiere abbandonato a se stesso. Cinquemila persone senza i servizi minimi che consentono di vivere, circondati dal nulla e preoccupati per il futuro delle loro case

A Colle degli Abeti, periferia est di  Roma vicino Lunghezza, mancano le fogne e le strade non hanno né nomi né numeri civici. In questo quartiere, nato con il Piano di Zona Castelverde, mancano anche le opere di urbanizzazione secondaria, ossia quei servizi che servono a rendere vivibile un quartiere. L'unica strada di collegamento con il mondo esterno si chiama "via Mejo de gnente": una strada senza marciapiedi, senza illuminazione, senza asfalto. Per trovare un negozio bisogna spingersi fino al Villaggio Prenestino oppure a Nuono  Ponte di Nona. In queste condizioni vivino circa cinquemila persone. Molti non possono ancora venire ad abitare le proprie case perché aspettano da anni le opere di urbanizzazione primaria.

SPERANZA E ATTESA - “Castelverde è in uno stato pietoso, non c'è vita per bambini e famiglie”, dice Federico Verdicchio, presidente del comitato di quartiere Colle degli Abeti, nato come molti altri nella capitale sfruttando le agevolazioni previste dalla legge 167 in virtù della quale migliaia di giovani coppie hanno investito i propri risparmi per diventare proprietari di una casa che speravano prima o poi di veder finita e circondata da quei servizi essenziali previsti dal Piano di Zona. Verdicchio abita nella zona intorno Lunghezza, “quella un po' più sviluppata e con livelli minimi di vivibilità”. I negozi sono previsti ma non sono mai arrivati: le saracinesche sono chiuse. “Vabbé, tanto fra un po' li metteranno, no? E qui davanti deve sorgere un piccolo centro commerciale”, dice fiducioso un giovane mentre aiuta gli operai a scaricare i mobili per la sua nuova casa, guardando verso uno scavo profondo pieno d'acqua circondato da altre palazzine ancora in costruzione.

NON È UN QUARTIERE PER BAMBINI - Non c'è un parco, non c'è un'area giochi per i bambini, le poche aree verdi sono discariche a cielo aperto. “I bambini giocano in strada, in mezzo ai rifiuti e con il rischio di finire sotto le macchine”, spiegano preoccupati alcuni abitanti della case popolari da poco consegnate dal sindaco Alemanno. I diversi gruppi di palazzine sparsi nel quartiere sono separati dal nulla: ci sono solo le strade, ampie ma senza marciapiedi e con solo il primo strato di asfalto (per completare l'opera bisogna aspettare che chiudano i cantieri e finisca il traffico dei camion). Ma questo non impedisce agli automobilisti di sfrecciare a tutta velocità su quei rettilinei, dove mancano segnaletiche e regolazione degli incroci, per non parlare dei dissuasori di velocità. Nell'unica piazza della zona l'illuminazione pubblica non è proprio prevista perché mancano i pali della luce, rifesce Verdicchio.

LO SVILUPPO È PARALIZZATO - “Vivere così è degradante, c'è anche chi si vergogna a far venire amici e parenti a vedere dove e in quali condizioni si vive a Castelverde. Ed è un peccato, perché il quartiere potrebbe essere molto bello ma lo sviluppo è bloccato – dice Verdicchio – Il Comune non ha soldi per fare l'urbanizzazione dell'intero quartiere, ci sono costruttori che non pagano, concessioni bloccate perché dagli scavi sono usciti fuori resti archeologici, altre zone sono paralizzate da un esproprio mal riuscito, i soldi non entrano. Ma almeno si facessero degli spazi per i bambini, sarebbe un punto di partenza”. Poco lontano pascolano ancora le pecore, in un insediamento autorizzato ma che in realtà contribuisce al degrado della zona. “Tra roulotte, bandoni di metallo e capanne, i lavoranti del 'pecoraro' vivono in un accampamento che sembra una baraccopoli proprio in mezzo alle nostre case”, dice Verdicchio.

E LA POLITICA? - “Qualcuno ci ha seguito, è stato 'sul pezzo', come si dice”, ammette Verdicchio, “come il presidente della commissione Urbanistica Marco di Cosimo”, che tra l'altro è cresciuto proprio a Lunghezza e quindi conosce la zona. “Ma negli ultimi tempi c'è stato un silenzio pesante sulla nostra situazione. Sulla questione dell'esproprio aspettiamo notizie da settembre. È un momento difficile, lo sappiamo, ma forse visto come stiamo meritiamo un minimo di priorità”. Chi sembra latitare, in questo momento, è il sindaco Alemanno. “Lo abbiamo invitato più volte a vedere il quartiere, ad aprile ha inaugurato le case popolari, ha fatto un bel discorso sulla necessità di garantire l'urbanizzazione primaria prima di far pagare le case ma poi si è rimangiato tutto con quella delibera che permette ai costruttori di vendere l'80 per cento delle case avendo realizzato solo il 40 per cento delle infrastrutture”. Per non palare degli aumenti di previsione edificatoria previsti per i 20 Piani di zona della Capitale. "L'assessore Corsini dice che questi avveranno in quei PdZ già ampiamente urbanizzati", spiega Verdicchio ma gli abitanti sono preparati al peggio.

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