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Corcolle, il 'quartiere nero' per caso: "Non siamo né razzisti né violenti"

Il quadrante polense è diventato il simbolo delle periferie anti immigrati. Chi vive il quartiere però non ci sta e racconta un'altra situazione in cui i migranti non sono il problema: "Noi esasperati dalla sensazione di abbandono da parte delle istituzioni"

Almeno tre autobus avrebbero saltato la fermata sabato, costringendo decine di immigrati a incamminarsi a piedi verso il centro d'accoglienza. Sarebbe stata questa la molla che ha mosso la rabbia del gruppo che si è reso protagonista dell'assalto al bus 042. A Corcolle ormai si moltiplicano le testimonianze in questo senso, così come a tanti nel quartiere non va giù l'immagine di una 'Corcolle nera', 'Corcolle fascista, razzista e violenta'. E' vero tanti cittadini sono scesi in piazza domenica, ma è altrettanto vero che in tanti si sono tenuti lontani da strumentalizzazioni e bandiere afferenti ad alcune aree politiche di estrema destra.

La strumentalizzazione non piace alla gente del quartiere. Nei bar, in strada, in piazza, nessuno parla apertamente ma quelle bandiere apparse domenica non sono decisamente andate giù. Così come la raccolta firme per far spostare il centro d'accoglienza. Per i residenti la situazione non è il dramma che viene dipinto dall'esterno. Non è il bronx, il far west raccontato su tg e giornali. C'è qualcuno che ci marcia e che da domenica sera ha preso come pretesto quanto accaduto per ottenere visibilità. E visti i risultati ci sta riuscendo. Un film già visto altrove, a Torre Angela ad esempio. O a Torpignattara in parte. Infiltrazioni razziste e xenofobe messe alla porta che hanno avuto però il risultato di far derubricare quelle proteste a razzismo, lasciando sul piatto i problemi.

A Corcolle il film è simile, con un finale però ancora tutto da scrivere. Come accaduto altrove però la gente prova ad allontanare l'etichetta di quartiere razzista. Ed in effetti, girando in zona, non c'è quel clima da caccia all'immigrato di cui si parla. Il presidente dell'VI municipio Marco Scipioni, domenica a Corcolle al fianco di chi protestava, allarga l'obiettivo e punta l'attenzione su tutto il suo territorio, trattato da parte del Comune come una sorta di deposito delle emergenze cittadine. Spiega il minisindaco: "Quegli extracomunitari sono uomini in carne e ossa, non sacchi di patate. La prefettura non puo' distribuirli così, abbiamo il 50% dei centri di accoglienza di Roma sul nostro territorio, 24 su 48. Il 50% dei rifugiati ospitati a Roma, ovvero circa 2000 unità, si trova nel VI Municipio". Una posizione non nuova, non figlia di questi giorni, ma maturata nel corso del tempo.

A luglio, nei giorni in cui a Torre Angela montava la protesta contro un annunciato centro d'accoglienza, Scipioni arrivò alla rottura con la Cutini. Non piaceva il silenzio e la mancanza di comunicazione e confronto da parte dell'assessore alle politiche sociali. E il presidente non mandò a dirle quello che pensava e, intervistato da RomaToday, espresse duramente il proprio punto di vista. Oggi questa situazione è figlia di quell'approccio. Le raccolte firme 'razziste' nascono da lì. Ed episodi come questi fanno passare in secondo piano quanto nel quartiere si fa anche in tema di immigrazione.

Ci spiega Danilo Proietti, presidente del Comitato di Quartiere: "Appresa la notizia dell'arrivo dei rifugiati abbiamo provato a capire davvero cosa stesse accadendo, chi c'era in quel centro, quanti erano. Così siamo andati lì. C'era chi parlava di 200 persone, chi 300, chi 150. Sono in realtà 56 migranti. I responsabili del centro ci hanno mostrato la struttura, ci hanno raccontato tutto di loro e ci siamo lasciati con l'idea di organizzare iniziative per fare insieme cose per il quartiere". Già perché a Corcolle ogni cosa viene fatta dai cittadini: i parchi li puliscono i residenti e la manutenzione è fai date. Una mano quindi, specie se serve per integrare, fa sempre bene. Un po' come accaduto a Ponte di Nona e come accadrà nel vicino Villaggio Prenestino, sempre VI municipio.  Proietti con molto realismo ci spiega che "oggi, visto il clima, sarà difficile mantenere fede ai propositi e all'idea. Però bisogna dire la verità e cioè che la gente del quartiere non è violenta, non è razzista e che se è scesa in piazza è stato per la diffusa sensazione di abbandono da parte delle istituzioni".

In questo clima proseguono intanto le indagini da parte della Questura. Secondo quanto si è riuscito a ricostruire il gruppo che ha assaltato il bus guidato da Elisa era composto a 20 persone. Gli investigatori della polizia stanno cercando di identificare i responsabili dell'aggressione e stanno sentendo diversi testimoni.

Al vaglio l'ipotesi che a scatenare l'ira degli immigrati sia stato il fatto che gli autobus avevano più volte saltato le fermate. Una circostanza che potrebbe spiegare la reazione violenta. Gli investigatori stanno anche cercando di identificare i responsabili della violenta aggressione ai tre immigrati avvenuta subito dopo la manifestazione dei residenti del quartiere.

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